lunedì 26 novembre 2007

MANIFESTAZIONE PER UN PARCO ALLA MAGLIANA

Ieri 25 novembre, voluta dal solo Municipio XV, si è svolta sull'argine del Tevere alla Magliana una manifestazione- evento per la consegna al quartiere di un'area golenale sul Tevere da adibire in breve tempo a Parco.
Si tratta di un'area di circa 8 ettari, da via dell'Impruneta fino al ponte della Magliana, destinata a verde estensivo e controllata da oggi da un servizio a cavallo della Polizia di Stato.
Alla manifestazione, avversata da cattive condizioni atmosferiche e malgrado ciò con una discreta affluenza di cittadini del quartiere, sono intervenuti l'Assessore al Bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri, l'Assessore al Tecnologico della Regione Mancini, il Presidente del XV Municipio Gianni Paris con tutti gli Assessori della sua Giunta.
Da parte degli Assessori della Regione è stata data la notizia che uno stanziamento di 500 mila euro sarà concesso per la sistemazione e l'organizzazione dell'area. Da parte del Presidente del Municipio è stata data assicurazione che il progetto di tale organizzazione sarà portato avanti con la partecipazione degli abitanti del quartiere.
Un'altra manifestazione per l'area di Riva Pian Due Torri, cui parteciperà anche il Comune di Roma, è stata indetta per il giorno 9 ( se non piove, come ha affermato, con una arguta rima, una anziana cittadina di Magliana).

giovedì 8 novembre 2007

Un laboratorio della memoria - 2

Ieri abbiamo riportato, quasi per intero, l'intervista a Tullio.

Un gruppo di Sociologhi dell'Università di Roma incontrarono Tullio Chistè, un uomo dalla voce potente, gran giocatore di carte, nel 1978 al circolo degli anziani di via Vaiano. I risultati di tale incontro sono stati raccolti nello studio "I giovani invisibili" che il Centro di Cultura Popolare della Magliana e Gerardo Lutte pubblicaroni tre anni dopo per le "Edizioni Lavoro".

Volendo iniziare a parlare delle vicende della Magliana, pensiamo che un momento tra i tanti raccontato da Tullio sia estremamente significativo. Il momento in cui un territorio, come tanti dell'Agro Romano, si trasforma in quartiere della città. Il momento in cui alle "7-8 famiglie" presenti nella zona se ne aggiungono tante altre ed inizia così un cammino che, attraverso l'appartenenza ad un comune territorio, porta alla costruzione di una identità. E' il momento in cui, insomma, finisce la Storia ed ha inizio la Cronaca. E' anche, però, il momento, come dice Tullio nella sua ingenua saggezza, in cui si distruggono gli alberi e si comincia a tirar su le case.

Sicuramente la maggior parte degli interventi relativi alle vicende della Magliana riguarderà il presente, i problemi dell'oggi, le aspettative per il domani, ma una parte del nostro lavoro dovrà anche essere rivolta al passato, al come eravamo.

La scelta di iniziare a parlare delle vicende della Magliana, ponendo come episodio cardine tra un prima e un dopo questa intervista a Tullio, è emblematica anche sotto l'aspetto metodologico. Non siamo storici. Un lavoro sul passato di questo territorio non può basarsi su docuntazioni, riscontri e relative analisi. Dobbiamo, quidi, percorrere altre strade.

Anche quella di Tullio non è di certo una lezione di storia, ma l'esperienza di un uomo che, raccontando la propria vita, riesce ad individuare molto bene, a volte anche in maniera inconscia, i problemi del suo tempo: l'idividuazione delle classi sociali operanti nella prima metà del secolo scorso, lo sfruttamento delle classi subalterne, la rendita fondiaria, l'urbanizzazione ed altro.

Questo dovrebbe essere allora il metodo con cui affrontare le vicende e le cronache di Magliana: la testimonianza diretta di altre vite, di altre storie, di altri protagonisti che, uniti insieme, volendolo e potendolo, potrebbero farci arrivare a risultati concreti. Il periodo che dal momento raccontato da Tullio si indirizza verso i nostri giorni è denso di avvenimenti, che hanno visto la partecipazione ed il contributo di tante persone, di tante foeze politiche e di tante organizzazioni di base: l' urbanizzazione del quartiere, l'autoriduzione dell'affitto, le lotte per i problemi sociali, la riqualificazione urbana, la conquista di una "normalità".

Di questi episodi cominceremo a parlare. Riferiremo di essi la nostra conoscenza ed il nostro giudizio. Saranno conoscenze e giudizi sicuramente di parte, sicuramente incompleti. Nello stesso momento, però, siamo pronti ad accettare le conoscenze, i pareri, i giudizi di tutti coloro che, sia a livello personale, sia a livello di organizzazioni, hanno dato il loro contributo a tali vicende.

Partendo dall'episopio raccontato da Tullio, scelto come episodio significativo, il nostro viaggio può essere indirizzato anche in direzione opposta: verso episodi che riguardano il nostro territorio nei secoli precedenti, tenendo ben presente che le nostre cognizioni sul passato sono incomplete, quasi solamente scolastiche. Su questo tema , però, il metodo della testimonianza diretta si potrà applicare solo fin dove arriva la memoria dei viventi. Sulle vicende che oltrepassano tale soglia pensiamo di "provocare" l'intervento di studiosi seri, e sappiamo essercene molti, pronti a smentire, a correggere, a censurare quanto da noi affermato.

Questo, infatti, dovrebbere essere lo spirito che informerà questa rubrica: la possibilità offerta a tutti di portare nelle storie di Magliana la loro storia; la possibilità di confutare, di riticare, di aggiungere; la possibilità di un confronto e di un dibattito su quanto i cittadini di questo territorio ricordano di aver fatto; la possibilità di sapere quello che questa zona era prima che noi ne diventassimo abitanti.

Un laboratorio della memoria, insomma.

mercoledì 7 novembre 2007

Un laboratorio della memoria

"Sono arrivato alla Magliana il 26 gennaio del 1926, avavo 15 anni, ero orfano ed andai ad abitare da mio zio, mezzadro di Bonelli. In quel tempo tutta la zona si chiamava Pian Due Torri. Mi hanno detto che il nome deriva da un fabbricato con due torri che apparteneva al Cardinale e Principe Orsini. Era una zona di 100 ettari che un ingegnere di origine piemontese, un certo Bonelli, acquistò dopo la prima guerra mondiale al prezzo di 20-25 centesimi a metro quadro. Questo l'ho sentito dalla bocca di Bonelli stesso.

Era una zona infetta di zanzare. Qualche mese dopo mi sono beccato la malaria e sono stato ricoverato al policlinico per ben quattro mesi.

A quell'epoca alla Magliana abitavano 7-8 famiglie, tutti mezzadri di Bonelli, sul colle si coltivavanogli ortaggi, ma nella pianura, dalla ferrovia al fiume, c'era solo prato. Dove ci sono i locali della ex parrocchia, in via Pescaglia, c'era una vaccheria gestita da Bonelli stesso; poi ha sciolto la vaccheria, ha diviso il terreno e l'ha affidato ai mezzadri.

Erano tempi duri, per vangare il terreno si prendevano solo otto lire al giorno; i mezzadri naturalmente dovevano dare la metà del raccolto a Bonelli. Per quanto lavorassero avevano sempre debiti verso il padrone. Oltre la metà del raccolto, dovevamo pagare l'acqua e la forza motrice per le quattro pompe della zona. L'ingegnere aveva fatto installare presso il Tevere, ad altezza di via Pian due Torri, una pompa che estraeva l'acqua dal fiume, un metro cubo al secondo... Poi oltre all'acqua e alla forza motrice, Bonelli ci faceva anche pagare il concime che faceva prendere dal mattatoio e sul quale, naturalmente, si prendeva un buon beneficio. Non avevamo orari: lavoravamo dieci, dodici ore, di giorno e di notte... per via dell'acqua. Di giorno l'acqua andava nei vasconi, mentre di notte serviva ad irrigare i prati. Quindi dovevamo lavorare, a turno, anche di notte. Malgrado tutto questo lavoro non riuscivamo a cancellare i nostri debiti verso l'Ingegnere. Abbiamo tentato di tutto per guadagnare di più: all'inizio coltivavamo i carciofi: dove ci troviamo ora era pieno di carciofi! Poi nel 1935 abbiamo piantato un frutteto; in questa zona di via Vaiano, vicino al fiume, zona che si chiamava "recupero", c'erano viti da vino: si raccoglivano ogni anno cento botti di dieci quintali di vino...

Si raccoglieva anche uva da tavola, ad esempio dove oggi c'è il supermercato. Dalla parte di via Pian Due Torri e sul monte invece c'erano prugne e pesche. Da via della Magliana alla ferrovia si coltivavano gli ortaggi...

Poi è venuto il fascismo, la vita si è fatta ancora più dura, si stava male. Per qualche soldo in più abbiamo iniziato l'allevamento dei maiali: trecento, quattrocento maiali per famiglia. Ogni mezzadro, per nutrirli, andava a prendere i resti del mangiare da una caserma vicina, pastasciutta, eccetera...

Ci sono state tre alluvioni alla Magliana; la prima nel 1929, la seconda nel 1932 o 33, non mi ricordo esattamente, ma mi ricordo bene che durante la seconda alluvione un mezzadro, di nome Mezzalira, per salvare i suoi maialetti se li portò al secondo piano, nella sua camera da letto. Come dei figli, insomma! Quando c'era un'alluvione le bestie per metterle al sicuro, le facevamo salire sopra il monte. Via della Magliana, che era due metri più bassa di adesso, era un fiume sul quale ci si andava in barca. Ci sono andato, io. Poi nel 1937 c'era stata un'altra grossa alluvione. Ma, mentre la volta precedente, quando la nostra zona è stata invasa dalle acque, su Roma c'era il sole, quest'ultima volta anche la città venne colpita. San Pietro era pieno d'acqua che arrivava a un metro sopra l'occhialone di ponte Sisto. Il muro di cinta del mulino Biondi, che si trovava presso il ponte di ferro a piazza della Radio, e via Marconi dove all'epoca c'erano solo campi, erano allagati. Vicino a piazza della Radio c'era un negozio di tabacchi, ma il negoziante non ha fatto in tempo a salvare nulla: io ho visto francobolli che galleggiavano sull'acqua...

...prima c'erano solo le fattorie dei mezzadri, poi il Conte Tournon che aveva sposato una delle figlie di Bonelli, anzi non il Conte, ma suo figlio, ha costruito la prima casa, dove si è poi installata la prima parrocchia, in via Pescaglia, nel luogo dove prima c'era la vaccheria. Le altre case hanno iniziato a costruirle nel 1948 nella zona dove c'è la farmacia, in via della Magliana...

Sai, Bonelli era un amico dei potenti, la seconda figlia l'ha sposata a un principe del Kenia. Dopo la guerra io ho visto Einaudi, il Preidente della Repubblica, De Gasperi, Frassati, un miliardario che veniva a giocare a bocce da Bonelli. E' da quell'epoca che l'In gegnere ha cominciato a lottizzare e a vendere. Il Conte Tournon, avendo sposato la figlia di Bonelli, ereditò la tenuta, è a lui che si deve la distruzione degli alberi e la lottizzazione."


Intervista a Tullio Chistè, raccolta nel 1978 da un gruppo di Sociologhi dell'Università di Roma per lo studio "I giovani invisibili" che il Centro di Cultura Popolare e Gerardo Lutte pubblicarono tre anni dopo per le "Edizioni Lavoro".