mercoledì 19 marzo 2008

Una faticosa normalità

A partire da quegli anni molte cose sono cambiate. Sotto la spinta della notorietà che il caso Magliana aveva acquistato presso l'opinione pubblica e, soprattutto, per la volontà degli abitanti, che non si fermò al solo aspetto economico, le condizioni della zona, anche se non rapidamente, cominciarono a cambiare.

Fu approntato un sistema di fogne collegandolo a tutti gli edifici. Il fosso di scarico fu interrato e di conseguenza le condizioni igieniche migliorarono. Il Comune di Roma spese circa 20 miliardi di vecchie lire per costruire strade e insfrastrutture primarie. Il quartiere fu dotato di alcuni spazi pubblici, di altre scuole, dei servizi necessari.

Negli ultimi anni, ed in corrispondenza delle due ultime consiliature municipali, i sevizi necessari sono stati potenziati, l'arredo urbano è notevolmente migliorato, tentativi per decongestionare il traffico interno ed esterno al quartiere sono stati fatti con risultati lusinghieri; tutto questo ha reso le condizioni di vita dei suoi abitanti al pari di quelle dei cittadini delle zone limitrofe. La Magliana non è più il mostruoso "ghetto" degli anni '7o.
Alcuni aspetti del quartiere, però, difficilmente potranno essere modificati:

1. la configurazione geografica del territorio;
2. il totale sfruttamento dell'area ad uso abitativo;
3. il mancato reinterro del piano di campagna alla quota dell'argine del Tevere.

Sono questi i "vizi d'origine" che Magliana soffre fin dal suo nascere e che, purtroppo, sono a loro volta la causa di altre spiacevoli conseguenze. Vediamoli uno ad uno:
1. La zona della Magliana non era adatta alla edificazione di un quartiere. Un reinterro di quasi sette metri, che innalzi la quota di campagna fino a quelle dell'argine su di un area di 43 ettari, è un'operazione impossibile. Troppo alto l'onere per le finanze pubbliche, poco redditizio per il progetto speculativo dei costruttori. Da un punto dei vista tecnico il reinterro, a detta di alcuni esperti, sembrerebbe addirittura pericoloso per la stabilità della falda acquifera del fiume con conseguenze non prevedibili. Ma tutti sapevano che il reinterro non si sarebbe mai fatto.

Il territorio della Magliana, inoltre, è stretto tra il Tevere e la ferrovia Roma-Torino: ha soltanto due sbocchi verso l'esterno, uno in direzione nord verso Ponte Marconi, il secondo in direzione sud verso l'EUR. Verso ovest i collegamenti con il quartiere Portuense si riducono a due sottopassi che fanno superare lalinea ferroviaria. L'utilità di questi sue varchi è di scarsissima rilevanza in quanto trattasi di strutture ottocentesche che permettono il transito di una sola autovettura per volta. Utilizzati uno (in via dei Grottoni) con direzione Magliana-Portuense e l'altro (via di Villa Bonelli) con direzione contraria, non permettono il transito commerciale di mezzi di una certa altezza, nè tantomeno di mezzi pubblici.

Tale situazione è causa di altre due pesanti conseguenze:

a. estrema difficoltà della mobilità in entrata ed in uscita nel quartiere
b. la mancanza di poli alternativi d'interesse alla sola via della Magliana.

2. In un tessuto urbano in cui quasi 33.000 persone vivono e lavorano avendo a disposizione spazi non abitativi per appena 15 ettari un conto è presto fatto: se per una improvvisa, quanto improbabile, calamità gli abitanti di Magliana dovessero contemporaneamente lasciare le loro case e rifugiarsi in strada, troverebbero a loro disposizione uno spazio di 46 centimetri quadrati per ognuno di loro. E questo spazio non tiene conto di quello occupato da autovetture parcheggiate, nè dall'arredo urbano.

Abbiamo voluto inserire questo rapporto tra cittadini e spazio pubblico proprio per meglio far capire la difficoltà del vivere alla Magliana. Queste difficoltà sono, a loro volta, causa di altre situazioni critiche:

a. assoluta mancanza di parcheggi per le autovetture;

b. una difficilissima mobilità interna al quartiere;

c. una conseguente precarietà dei servizi primari e di soccorso.

3. L'argine del Tevere, oltre ad essere la causa di un illecito aumento delle volumetrie edificate ed un aumento degli abitanti, è un'ostacolo vero e proprio sul tutto il lato ovest del quartiere. Tutte le vie che vanno verso quella direzione sono in pratica strade chiuse. Di conseguenza via della Magliana calamita ogni interesse ed ogni sviluppo: gli esercizi commerciali, le banche e la nascente zona di locali d'intrattenimento sono solo su quella direttrice. Le zone interne, specialmente quelle racchiuse lungo la linea viale Vicopisano, via Lari, via Pian Due Torri e l'argine del fiume, conoscono da tempo un progressivo, quanto inarrestabile impoverimento commerciale e sociale.
Questo ultimo aspetto è successiva causa di altre criticità:


a. degrado sociale di una parte del quartiere;

b. mancato sfruttamento delle risorse offerte dal fiume Tevere.
Appare chiaro, quindi, come alla Magliana non servano semplici e settoriali modifiche, ma un vero e proprio intervento urbanistico complessivo.










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